lunedì 14 novembre 2011

Questione di atteggiamento

Non è una novità, adoro andare al ristorante. Se potessi ci andrei tutti i santi giorni ma, le finanze sono quelle che sono, e ci si deve accontentare di qualche uscita mirata e ponderata ogni tanto, quando si può. La ricerca parte frugando nei miei ricordi, di posti già frequentati, di posti consigliati o di posti famigerati; ogni volta la scelta è ardua perché le aspettative sono sempre alte.
Il non sapersi adattare, in cucina intendo, è una di quelle mie caratteristiche che considero un pregio e non un difetto, anche se molti potrebbero dissentire, sia quando sono davanti ai fornelli sia quando sono a tavola. Ciò nonostante ogni qualvolta varco le porte di un ristorante sono sempre felice, ho un atteggiamento rilassato e aperto nei confronti del ristorante in generale e di chi mi accoglie in particolare. Osservo il posto e le luci, do un'occhiata al menù all'entrata, se c'è, annuso i profumi del luogo (ogni ristorante ha un odore diverso) per capire ed anticipare le sensazioni che verranno.
Sapersi rilassare veramente! Questo è il mio solo comandamento quando sono a tavola, senza pregiudizi o malizie, semplicemente mi appresto a venir servito con professionalità e attenzione.
Il peccato più grave è giudicare subito, mettersi in cattedra iniziando a elencare ciò che è bene e ciò che è male...no no!I conti si fanno sempre alla fine. Il momento non deve essere violentato da pensieri sbagliati o da confronti improbabili, perché se sei veramente libero da condizionamenti esterni, sai apprezzare il prodotto veramente per quello che è e non per quello che dovrebbe essere.
Per farvi capire meglio vi riporto quello che mi disse un grande Chef, con il qule ho avuto modo di lavorare, "Forse che Picasso dipingeva così perché non sapeva dipingere nel modo normale?No...lui sapeva dipingere nel modo classico e pure molto bene...lui dipingeva così per una sua libera scelta". Questo per farvi capire che il giudicare l'operato di uno Chef di grande fama o di un semplice cuoco paragonandolo a ciò che il giudicante avrebbe fatto, beh, è porsi dalla parte sbagliata ovvero dalla parte di chi accusa e non dalla parte di chi giudica in modo imparziale un prodotto che gli viene proposto.
La cosa migliore in questi casi è lasciare correre, assaggiare i piatti, bere il proprio vino, pagare il conto, salutare chi di dovere e avviarsi verso la propria casa e solo li, solo in quel preciso istante, trarre le dovute conclusioni perché si è più consapevoli di avere una visione d'insieme più obiettiva.
Potrete dare libero sfogo alle vostre congetture, alle vostre idee, criticando o lodando, dicendo peste e corna su un piatto o esaltandone un altro ma sempre, spero, evitando le famose parole "...io avrei fatto così etc etc" per le quali provo enorme disgusto.

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